Elsa Veglio Turino
Storia dell’artista
Elsa Veglio Turino (Torino, 1921–1986) era una donna dal carattere complesso: profondamente impegnata e credente, ma anche spirito libero ed indisciplinato.
Grazie all’attività imprenditoriale del padre, la sua famiglia si arricchì permettendole una vita agiata. Sposata e madre di due figli, all’età di 35 anni sentì forte l’impulso di creare plasmando e, pensando che il suo talento potesse essere un ” dono divino“, si consultò con Padre Pio da Petralcina, suo padre spirituale, che la incoraggiò a continuare.
Da quelli che inizialmente erano solo volti del Cristo, Elsa utilizzando come modelli famigliari ed amici, realizzò delle vere e proprie statue a grandezza d’uomo, quasi tutte opere a carattere religioso.
L’ispirazione guidava le sue mani e lei dedicava ogni singola opera a Colui al quale era così profondamente legata… il Signore.
A 54 anni, ormai vedova, fu colpita da un ictus che le impedì di coltivare ulteriormente quel dono. Visse ancora nove anni, tra momenti di sconforto e rassegnazione, in un cammino d’offerta che la portò quasi ad identificarsi con i soggetti di grande spessore teologico da lei plasmati nella Via Crucis. L’ispirazione religiosa raggiunse il culmine nell’opera cha rappresenta il momento più alto della sua arte: il “Cristo svuotato“.
Quest’opera trasmette sentimenti contrastanti che oscillano tra un profondo senso di pace ed un forte sgomento: è superata ormai anche la rappresentazione della Croce e rimane solo un grande Cristo sospeso, svuotato; l’involucro di quella perfetta umanità spesa interamente nel dono di sé in un estremo ed infinito atto d’amore.
– Ho perso la nonna quando ero solo una bambina e l’ho ritrovata attraverso le sue statue. Avendo vissuto la sofferenza che ha segnato i suoi ultimi anni, rivedo nel Crocefisso il vero senso dell’esistenza: il corpo è solo l’involucro, mentre l’anima costituisce il vero ” Io” che accompagna ogni individuo nella “Vita Eterna”
Collezione
Accostare le opere scultoree di Elsa Veglio Turino nella incantevole collocazione della Chiesa di Santa Maria Maggiore in Borgovecchio ad Avigliana, significa consegnarsi ad un’esperienza profondamente suggestiva.
Una vibrazione destata non solo dal contraccolpo estetico per la qualità del lavoro di un’artista che paradossalmente non possedeva nozioni teoriche di scultura, ma soprattutto dalla sua capacità di raccontarci la Passione di Cristo.
Una modalità espressiva che non cede al sentimentalismo e che però riesce a commuoverci, forse perché mostra di possedere una acuta consapevolezza del significato del sacrificio di Cristo.
Insomma, se sorprendiamo lo sguardo nei volti raffigurati dall’artista, capiamo immediatamente che la frequentazione del cristianesimo da parte di Elsa Veglio Turino non era certo di natura intellettualistica ma esperienza quotidiana.
D’altronde l’irrompere nella storia del fatto cristiano ha segnato non solo l’arte, ma al di là delle credenze individuali l’intera storia e lo sviluppo della nostra cultura.
La Regione Piemonte guarda dunque con favore al prezioso lavoro svolto dal Centro Culturale Vita e Pace sul terreno del recupero delle nostre radici.
Una realtà che la Regione ha sostenuto e sostiene anche nel rilancio del borgo medievale di Avigliana attraverso la promozione di attività socio-culturali.
La rassegna della collezione scultorea in Santa Maria Maggiore rappresenta appunto la conferma di questo grande sforzo di valorizzazione.
(Giampiero Leo – Assessore Cultura Regione Piemonte – Torino, 29 aprile 2004)